Con l’acquisto della famiglia Chigi del Feudo di Ariccia nel 1661, il Papa Alessandro VII (Chigi,
1655-67) affida a G.L. Bernini un vasto programma di completamento, consolidamento,
decorazione e rifiniture. Furono, quindi, realizzate le due cappelle verso la facciata negli spazi
rimasti a rustico; rifinite e completate anche le altre cappelle. Furono rifatte le coperture, il
pavimento e la Cupola fu ricoperta con lastre di piombo. Bernini aggiunse alla chiesa la facciata
che riprende la tipologia detta “palladiana”, impostata sulla giustapposizione di due ordini: un
ordine gigante di paraste corinzie su piedistallo, su cui poggia un timpano triangolare, ed un ordine
minore di paraste ioniche, sormontate da un’alta trabeazione orizzontale. Il materiale usato fu
peperino ed intonaco, il tutto completato per apparire “bianco di stucco e di travertino”.
Variazioni all’interno saranno eseguite successivamente con: la realizzazione della balaustra in
marmi policromi davanti l’Altare Maggiore su commissione di Papa Benedetto XIV nel 1756; quindi,
nel 1762 l’abate Alberganti affida al pittore Giovanni Mazzetti la ‘marmorizzazione’ degli elementi
architettonici, la doratura dei capitelli e delle basi dell’Altare Maggiore, forse per necessità di
risanamento delle strutture. Con queste realizzazioni, tese a dare maggiore rilevanza ed
impreziosire l’Immagine di Galloro e, con questa, l’Altare Maggiore, si conclude una lunga serie di
interventi.
Nella prima metà dell’800 i Gesuiti, subentrati nella conduzione del complesso di Galloro,
effettuarono lavori di riparazione, decorazione delle cappelle, rifacimento del pavimento. Nel 1642
fu installato un primo organo donato al Santuario dal Principe Torlonia nel 1842, posto su una
cantoria innalzata all’ingresso della chiesa, contrapposta alla facciata.
Nel 1867 le offerte raccolte fra la nobiltà romana e la donazione da parte del cardinale Antonelli di
alcuni marmi, resero possibile la realizzazione di una Mensa d’Altare posta davanti l’antico Altare
Maggiore.
Il 19 ottobre 1896 i Vallombrosani ripresero possesso del complesso. Per la chiesa è un nuovo
periodo di restauri per sanare e consolidare le strutture lesionate dai terremoti del 1893 e del 1899
con incatenamenti, cerchiatura della cupola. In questa occasione l’interno della cupola, che finora
era decorata col motivo della grande stella ad otto punte e con l’iscrizione dedicatoria
all’Immacolata, venne ulteriormente decorata dal pittore Arturo Gatti attivo all’epoca anche nel
Santuario della Santa Casa di Loreto Marche.
Il 2 febbraio 1907 venne rimosso l’organo a canne del principe Torlonia e venne installato un nuovo
organo su una nuova cantoria nello spazio del coro dietro l’Altare Maggiore; questa installazione
ha, di conseguenza, eliminato, per l’Altare Maggiore, l’effetto di controluce originariamente dato
dalla finestra aperta sul fondo del coro.La cappella dell’Altare Maggiore, la volta del coro, la nuova
cantoria, furono decorate con stucchi e pitture da Emanuele Sciotti (1907-9); il presbiterio, così,
assunse una forte connotazione cromatica, con diversa policromia, mentre il resto della chiesa
rimase sostanzialmente poco decorata.
Nel 1924 ancora un cambiamento con il ritorno dei Gesuiti che procedono con un vasto
programma di manutenzione, restauri per la chiesa e grande ampliamento del convento con
l’innalzamento, con un nuovo piano, dell’edificio ad unica ala preesistente e la costruzione di nuovi
ambienti nelle altre due ali. Nella chiesa furono interamente decorati il transetto e la navata con
specchiature a finti marmi. La volta della navata venne decorata con motivo a cassettoni ed il
pavimento rifatto con marmi lucidi rossi e grigi. La facciata fu infelicemente dipinta con colore
giallino, mentre furono portati a vista gli elementi in peperino. Solo negli anni ’90 del XX sec. la
facciata è tornata ad essere più prossima all’aspetto originario.
Nel 2004 è subentrato il clero diocesano nella gestione della chiesa. Come interventi vanno
segnalati l’installazione nel presbiterio di una nuova Mensa d’Altare, per adeguamento ai
cambiamenti richiesti dalle riforme del Concilio Vaticano II, di un Ambone esterno al presbiterio, nel
transetto, ridipintura anche con fondi pubblici, dell’esterno della chiesa.
Nel complesso del convento i Gesuiti hanno operato fino al 2016 come “Casa Sacro Cuore” per
esercizi spirituali.