Il Santuario

IL SANTUARIO

Storia e Descrizione in Sintesi

Il culto della Madonna di Galloro o “Madonna delle Grazie” si diffuse con la scoperta nel 1621 (altri 1623) di una sacra immagine raffigurante la Vergine ed il Bambino dipinta su un masso di peperino nel vallonedetto appunto di Galloro, tra due colli (Montecucco e Collepardo.) La Madonna reca in mano tre rose prive di spine simbolo della sua verginità.
Papa Urbano VIII Barberini (1623-1644) volle che la devozione popolare, accesa da una serie di eventi considerati miracolosi, fosse celebrata erigendo una chiesa dedicata all’Immagine Sacra, la cui edificazione ebbe luogo tra il 1624 e il 1633, su progetto di Fra Michele da Bergamo.
Il vescovo di Albano Cardinal Gaspare Borgia e del principe Paolo Savelli, feudatario di Ariccia, nel 1631 affidarono la nuova chiesa ai monaci Benedettini della Congregazione di Vallombrosa dando loro il permesso di costruire un monastero annesso al Santuario (1632- 1634). I monaci aprirono una prima fase in cui lentamente cominciarono ad ornare la chiesa.
Importanti lavori furono, quindi, promossi tra il 1661 e il 1663 dal papa Alessandro VII Chigi (1655-1667) che incaricò Gian Lorenzo Bernini di realizzare la facciata, aggiungere le prime due cappelle all’ingresso, adornare le cappelle preesistenti, rifare la pavimentazione e consolidare e ricoprire la cupola con lastre di piombo.
Il papa istituì inoltre con Breve del 3 maggio 1662 una FIERA FRANCA annuale per la settimana di Pentecoste in coincidenza della ricorrenza dell’anniversario della traslazione dell’Immagine Mariana dal fossato alla chiesa.
Il Santuario ed il monastero vennero gestiti dai Vallombrosani fino al 1798, quando, a seguito delle agitazioni filo-francesi, il complesso fu requisito dalle autorità locali e i religiosi allontanati.

Essi vi tornarono nel 1801 per doverlo abbandonare definitivamente nel 1809 con le soppressioni volute dal nuovo governo napoleonico.
Nel 1816 il complesso fu affidato ai Gesuiti che vi rimasero con alterne vicende fino al 1896.
Nel 1996 i Vallombrosani ricomprarono il convento e ripresero possesso del complesso tenuto fino al 1924 quando fu ceduto ai Gesuiti, che tuttora sono proprietari del monastero (La chiesa è proprietà statale nel novero del Fondo Edifici del Culto). I Gesuiti ampliarono negli anni ’30 del ‘900 il monastero per ospitarvi, per trenta anni, il Noviziato della Provincia Romana, quindi una Casa di Esercizi Spirituali.

Santuario di Galloro 1940 ca

IL SANTUARIO DI GALLORO

L'interno del santuario

L’interno del Santuario presenta un impianto che armonizza regole delle Costrutiones cappuccine e regole dettate dalle indicazioni di San Carlo Borromeo per le costruzioni dopo la Controrifoma. Si riscontrano similitudini con la chiesa del Gesù di Roma del Vignola.
La chiesa presenta un’Aula a navata unica coperta da volta a botte, tre cappelle laterali per lato, Transetto coperto da Cupola centrata, Presbiterio con Coro alle spalle.
Dopo i lavori di restauro promossi dal Bernini l’interno si presentava completamente bianco. L’attuale policromia venne realizzata in parte dai Vallombrosani in varie fasi fra il ‘700, la fine dell’800 e primi del 900 (volta, cupola e presbiterio); dai Gesuiti negli anni trenta del ‘900.
I dipinti e gli affreschi presenti nella chiesa si riferiscono a Santi Gesuiti e Vallombrosani.
Entrando in chiesa,

1ª cappella a destra. Dedicata a San Francesco di Sales, canonizzato da Alessandro VII nel 1665.
L’architettura è di Gian Lorenzo Bernini, che ha progettato il tempio dell’altare in forme classiche con la pala di Guglielmo Cortese detto “il Borgognone” (San Francesco di Sales predica agli svizzeri – 1663)

2ª cappella a destra. Dedicata a Sant’Ignazio da Loyola, canonizzato da Gregorio XV nel 1622; include sull’altare tela di ignoto XIX secolo (Sant’Ignazio in gloria con ai piedi l’immagine del complesso di Galloro). A sinistra, ignoto del XVII secolo la tela (San Bernardo degli Uberti ferma un’inondazione del Po) sopra ad esso una tela ovale attribuita a Ignazio Hugford (Santa Umiltà Vallombrosana). Sul lato destro, tela da ignoto XIX secolo (San Giovanni Berchmans) santo gesuita canonizzato da Leone XIII nel 1888. Al di sopra tela ovale attribuita a Ignazio Hugford (Santa Berta Vallombrosana).

3ª cappella a destra. Dedicata al Sacro Cuore.
Sull’altare tela firmata A. Mariani XIX Secolo (Sacro Cuore di Gesù) con tela a destra, da ignoto, del XVII secolo (San Giovanni Gualberto) con sullo sfondo la abbazia di Vallombrosa, Nel transetto a destra altare, detto Cappella Savelli, commissionato dal duca Federico Savelli in segno di riconoscenza alla Madonna di Galloro a seguito della sua liberazione dalla prigionia in Germania nel 1638.
Dopo la sua repentina morte di peste fu completata dal nipote Bernardino Savelli. L’architettura è costituita da un  elegante tempietto classico ornato di marmi con timpano spezzato e cimasa. Di notevole qualità la testa di cherubino attribuita a François Duquesnoy. La pala di ignoto XVII secolo, raffigurante Sacra Famiglia con Sant’Anna e San Francesco d’Assisi, derivazione, con varianti, della tela di analogo soggetto dell’Ortolano, conservata presso la galleria Doria Pamphilj di Roma. Sulla parete destra tela con San Luigi Gonzaga firmato E. Bottoni 1890.
Ancora, entrando in chiesa:

1ª cappella sinistra: dedicata a San Tommaso da Villanova, canonizzato da Alessandro VII nel 1658.
L’architettura è di Gian Lorenzo Bernini che ha progettato il tempio dell’altare in forme classiche con la pala, firmata da Giacinto Gimignani (San Tommaso da Villanova risana lo storpio – 1663).
2ª cappella a sinistra: dedicata a Sant’Antonio di Padova su tela di ignoto XVII secolo (Sant’Antonio di Padova in adorazione di Gesù bambino)
3ª cappella a sinistra: dedicata a San Giuseppe. Sull’altare tela di A. Mariani (San Giuseppe)
Nel transetto sinistro. (Già di Santa Maria delle Grazie) altare dedicato al Crocifisso. L’architettura e costituita da un elegante tempietto classico ornato di marmi, con timpano spezzato e cimasa, simile a quello del transetto destro ma del 700. Al centro pregevole Crocifisso ligneo di ignoto XVIII secolo. In alto tela ovale di ignoto XVIII secolo raffigurante Madonna Addolorata. Sulla parete destra San Stanislao Kostka (E. Bottoni 1891).
La Cupola conserva la decorazione a rilievo originaria a Stella ad 8 punte. Fu ulteriormente decorata da Arturo Gatti, su commissione dei Vallombrosani nel’1899 (dopo i danneggiamenti subiti dai terremoti del 1893 e 1899) arricchendola con immagini riferite a Litanie Lauretane nei sedici spicchi delimitati dalla stella. Nel tondo centrale, sostitutivo dell’apertura originale coperta dal cupolino andato distrutto a fine settecento, decorazione con scritta dedicatoria alla Immacolata Concezione.
I pennacchi, che raccordano la parte centrale quadrata del transetto alla base circolare della cupola, sono decorati con affreschi di ignoto pittore toscano (anni ‘30 del 1600, inizio insediamento dei vallombrosani) raffiguranti i quattro santi principali vallombrosani. Dal lato sinistro verso l’altare in senso orario San Giovanni  Gualberto, fondatore dell’ordine, San Bernardo vescovo di Parma, San Tesauro Beccaria cardinale San Pietro Igneo vescovo di Albano.

La balaustra in marmi policromi delimitante il Presbiterio dal Transetto fu donata da papa Benedetto XIV nel 1757.

IL PRESBITERIO con l’Altare Maggiore dominato dal
Tempietto eretto su commissione, del cardinale Emmanuele Pio di Savoia, vescovo di Albano, il cui stemma gentilizio è presente ai lati dell’altare (attribuito a Gianlorenzo Bernini – 1633). Sul timpano del Tempietto le statue in stucco dell’Innocenza e della Mansuetudine.
Al centro del Tempietto la Immagine della Madonna di Galloro con Bambino, ornati con corone d’oro, donate da Pio VII nel 1816, e 3 rose d’oro donate da Carlo IV di Spagna nel 1817. L’immagine è coronata da una raggiera e angeli dorati del XVII sec.
Il prezioso Altare in marmi policromi (malachite e lapislapsuli), con tabernacolo con la figura di Cristo in mosaico minuto e 2 teste di cherubini ai lati, fu realizzato nel 1867 su commissione del cardinale Giacomo Antonelli e del Duca Grazioli, dall’officina Leonardi di Roma. Sotto l’altare, le reliquie del papa San Clemente Primo, fatte traslare dalla basilica di S. Clemente a Roma da papa Clemente XI nel 1716.
Le due statue in stucco ai lati del Tempietto, sopra le portelle di ingresso al Coro, raffiguranti San Giovanni Gualberto e San Benedetto vennero eseguite nel 1751 dallo scultore genovese Tomaso Solaci.
La decorazione a stucco dell’archivolto con angeli musicanti risale agli anni ’30 del 1600, mentre la decorazione pittorica della volta fu realizzata nel 1910 da Emanuele Sciotti che decorò anche la cantoria con l’organo a canne, inaugurato nel 1907 quando era stimato il più bello del lazio.
Sulla parete di sfondo del Coro è l’iscrizione dedicatoria ad Alessandro VII, con stemma papale Chigi della Rovere, originalmente posta in controfacciata all’ingresso in chiesa.

I nostri

Contatti

01

Informazioni

02

Orari delle messe

AMICI del SANTUARIO di GALLORO OdV

IL CULTO DELLA MADONNA DI GALLORO

Il culto della Madonna di Galloro o Madonna delle Grazie si diffuse con la scoperta nel 1621 di una sacra immagine raffigurante la vergine ed il bambino dipinta su un masso di peperino nel vallone detto appunto di Galloro, tra Montecucco e Collepardo. La Madonna reca in mano tre rose simbolo della sua verginità. Da allora quel luogo è detto “La Memoria” e venerato dai fedeli che vi piantarono due conifere che ancora oggi, dopo quasi quattro secoli, continuano simbolicamente a fare la guardia alla vecchia “edicola”. 

L’Associazione Amici Del Santuario di Galloro si prende cura di questo luogo e vi promuove iniziative di preghiera.

LA RELIGIOSITà POPOLARE

"La Signorina” ed il VOTO DI ARICCIA

Dopo la liberazione dalla peste del 1656 fu istituzionalizzata la festa della Madonna di Galloro con la tradizionale PROCESSIONE DELLA SIGNORINA che attualmente viene ripetuta il giorno di Pentecoste e l’8 dicembre.  

IL SANTUARIO DI GALLORO

L’IMMAGINE DELLA MADONNA

è stata dipinta su un sottile intonaco sopra un masso di peperino. Non è un capolavoro dell’arte ma ha un grandissimo valore di devozione. 

Ha nella mano sinistra un ramoscello di rose senza spine, simbolo del suo immacolato concepimento, con l’altra sorregge Gesù che benedice; sul manto sono rappresentate 13 stelle. 

Inizialmente questa immagine si trovava in una piccola edicola di legno in fondo alla vallata  sottostante l’attuale santuario ed era venerata dai contadini che, per conto dei monaci Basiliani di Grottaferrata, si recavano a coltivare i campi della Valle d’oro (da cui è poi derivato il nome di Galloro). Nel corso dei secoli la zona venne abbandonata e l’edicola venne circondata da folte sterpaglie fino al marzo del 1621 quando un ragazzo, volendo raggiungere la S. Immagine, diede fuoco alle sterpaglie e notò che il fuoco aveva miracolosamente risparmiato il boschetto circostante e l’edicola di legno che custodiva l’immagine. 

Lo stesso ragazzo sperimentò poi la protezione della Madonna che lo salvò mentre stava per essere schiacciato da una catasta di legna ed altri eventi miracolosi accaddero a molti altri abitanti di Ariccia che iniziarono con sempre maggiore fervore a venerare la Madonna. 

Venne perciò costruita una cappella al posto della vecchia edicola in legno. Dopo poco tempo per i molti fedeli e sacerdoti che vi si recavano in pellegrinaggio anche questa cappella divenne insufficiente e così si decise di costruire l’attuale Santuario. 

LA MEMORIA  

Il luogo del ritrovamento continuò ad essere venerato ed i fedeli vi piantarono due conifere che ancora oggi, dopo quasi quattro secoli, continuano simbolicamente a fare la guardia alla vecchia edicola da tutti conosciuta come “La memoria”. 

LA DEVOZIONE DEI PAPI 

 Alla devozione di tantissimi fedeli si è affiancata anche quella di molti Pontefici che sono venuti a pregare a Galloro ed hanno contribuito per abbellire il Santuario. 

Alessandro VII che, come detto, fece ampliare la chiesa dal Bernini, 

Urbano VIII  donò i suoi paramenti sacri, 

Benedetto XIV  donò l’attuale balaustra in marmo,  

Pio VII, dopo il saccheggio del santuario del 1798 ad opera dei francesi, donò le corone che adornano tuttora  la testa della vergine e del bambino 

Gregorio XVI nel 1844 concesse in perpetuo al Santuario il privilegio dell’indulgenza plenaria quotidiana per i vivi e per i defunti, 

Pio IX teneva spesso le sue udienze in una stanza del Santuario, 

Leone XIII concesse il privilegio della Messa votiva, 

Giovanni XXIII, il 15 settembre 1959, visitò il Santuario e intervenne negli esercizi spirituali per sacerdoti che si stavano tenendo in quel periodo. 

 

Oltre ai Sommi Pontefici anche moltissimi altri prelati e nobili hanno pregato a Galloro. Fra tutti ricordiamo il Re di Spagna  Carlo IV che donò anche le tre rose d’oro che adornano il petto della Madonna. 

 

I cittadini di Ariccia e moltissimi altri fedeli in segno di riconoscenza per le tantissime grazie ricevute dalla Madonna ed in particolare per essere stati risparmiati dalla peste del 1656, nel giorno di Pentecoste e l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione,  celebrano con grande solennità la festa della Madonna di Galloro. In queste occasioni una preziosa statuetta della Madonna viene portata in processione dalla “SIGNORINA” e dalle “TORCERE”, giovani ragazze che indossano costumi tradizionali del 1600.  

Durante i festeggiamenti, per antica tradizione, avviene il passaggio della statuetta della Madonna dal vecchio ”festarolo” alla famiglia, estratta a sorte, che ospiterà  la statuetta della Madonna nei 6 mesi successivi. 

 

L’8 dicembre 2006 l’Amministrazione Comunale ha rinnovato il voto di affidamento di tutti gli ariccini alla protezione della Madonna di Galloro. 

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PREGHIERA DAVANTI ALL'ICONA DELLA MADRE DI DIO

Benedetta sei Tu, Madre, Figlia amata del Dio altissimo, Madonna di Galloro, benedetta più di tutte le donne di questa terra e di tutta la terra; e benedetto è il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra e ti ha guidata a troncare la testa del serpente antico, il capo dei nostri nemici, Satana, il divisore e l’avversario. Il coraggio che hai avuto, Vergine Immacolata, non cadrà dal nostro cuore, come non cadde mai dal cuore dei nostri padri il popolo di Ariccia. Ricordando te, Madonna di Galloro, ricorderemo sempre la potenza di Dio; e la tua bellezza sarà riflesso e dono della sua. Aiutaci a camminare con te nella sequela del Tuo Figlio amato verso la bellezza che non conosce né conoscerà mai tramonto. 

Tre Ave Maria e un Gloria al Padre

Sia benedetta la santa ed immacolata Concezione della beatissima Vergine Maria Madre di Dio. 

Dolce cuore di Maria siate la salvezza dell’anima mia. 

 

La festa liturgica della Madonna di Galloro si celebra il 12 ottobre